Sotto la tettoia
Ti ricordi, Luciana, di quando il futuro
ci pareva cosi azzurro e lontano.
Come il mare che si faceva stretto,
giù in fondo, per riposare intero
appoggiato lì, sopra il davanzale.
Ricordi com’era bello
sentirsi parte di una generazione
capace finalmente di superare il crinale
e raggiungere il luogo atteso
dove gli uomini non erano più capaci
di farsi ancora del male.
Poi il presente dentro la nostra vita
col fracasso di una ruspa
a confondere inverni e primavere.
La fretta, il progresso, la confusione.
La valle strozzata
coi fumi e con le ciminiere.
Il dolore, infine, di scoprire
che la nostra è stata la generazione
che ha rotto il suo nido
per rifarlo peggiore.
Ci sembrava che cambiare il mondo
fosse un gioco.
E’ già qualcosa aver salvato
la zolla dove siamo nati
e che ci nutrì con la linfa e la passione.
L’abbiamo difesa con le unghie
dietro un muro
contro l’arroganza, contro la derisione.
Sotto la tettoia la luna
è ancora intera e buona
mentre la ruggine intorno
si sta mangiando tutto
ma non quel po’ che resta
del nostro futuro.
g.c